#guilty pleasure ,di primavera e del progetto Dolcevita(ovvero #socialeating and #love # life)

 

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Si può benissimo pensare che la magnificenza della vita sia pronta intorno a ognuno e in tutta la sua pienezza, ma velata, nel profondo, invisibile, lontanissima. E’ però non ostile, non riluttante, non sorda. Se la si chiama con la parola giusta, col nome giusto, viene.

-Kafka-

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Facciamo che la  primavera  l’anima e il corpo sono in subbuglio,mettiamoci il vento magico e irrequieto del sud  che ci dice che tutto è possibile .Facciamo che il cuore stanco dell inverno vuole solo felicita’ e che la sconfitta esiste solo per poterci ricaricare,facciamo che il corpo vuole solo baci e la mente progetti magnifici che si realizzeranno.Facciamo che abbiamo tenuto duro e ci meritiamo tutto quello che di meraviglioso ancora non ci è accaduto,si facciamo che non serbiamo piu pietre nel cuore ma solo quelle che servono per costruire ponti leggeri,magari sospesi nel vuoto,

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facciamo che ogni mattina serve solo per ricominciare ,che la parola obbedienza la cancelliamo dal vocabolario e poi le unghie,si dipingiamole di rosso chanel,e poi facciamo che pure che sono quasi astemia da oggi imparerò ad ubriacarmi(solo un pochino,e solo qualche notte speciale ) e che non ci stancheremo mai di ballare fino a quando avremo un poco di respiro ,che parleremo spesso(non sempre solo qualche volta )di frivolezze per alleggerire il cuore ,si,facciamo proprio così ,proprio  oggi e per sempre,e teniamoci stretti,che cè vento forte .

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a presto i progetti

con amore Gipsysoul

 

 

Profumi e chiacchiere,ovvero una cenetta tra amiche

 Orecchiette con i broccoli come li faceva mia nonna pasta e broccoli

ingredienti

1 broccolo nero di media grandezza

1 manciata di pinoli

1 manciata di uvetta

pangrattato

2 acciughine sott’olio

400 grammi di orecchiette

1 spicchio d’aglio

olio extravergine q.b.

pepe nero (se piace)

pulite il broccolo e fatelo bollire in una pentola quando sarà a mezza cottura calate le orecchiette.Nel frattempo in una padella fate soffriggere brevemente i pinoli,l’uvetta,l’aglio ,il pangrattato e le acciughine.Mantecare le orecchiette nella padella,servire caldo,sentirete il profumo della mia puglia.

Sardine a beccafico ricetta che ho imparato da una vecchietta a Panarea  sardine a beccafico

Ingredienti (per 4 persone)
Mezzo chilo di sarde
100 g di pangrattato
3 cucchiai di pinoli
4 cucchiai di uvetta passa
1 spicchio di aglio
il succo di un limone
olio extravergine di oliva qb,
sale e pepe

Pulite le sarde e apritele,e nel frattempo tostate il pan grattato in una padella ,dopo che sarà ben dorato mescolatelo con l’olio, l’aglio , i pinoli e l’uvetta

distribuite il composto  un cucchiaino su ogni sarda  e arrotolatela Disponete i rotolini di sarde in una teglia oliata alternando le foglie di alloro.Bagnare le sarde con una marinata di succo di  limone , sale, pepe e olio extravergine,infornare per circa 15 minuti in forno .Ad ogni boccone vi sentirete sull’isola,giuro.

Merluzzo gratinato con polpa di granchio e crosta di erbe  una ricetta squisita trovata da qualche parte merluzzo ceosta di granchio e erbe

  • 4 cucchiai di olio d’oliva
  • 6 x 150g spessi filetti di merluzzo
  • 300g polpa di granchio bianca
  • 150g di pangrattato 
  •  scorza grattugiata e il succo di 1limone
  • 75g di burro, fuso
  • Foglie da 4 rametti di dragoncello tritato
  • 2 cucchiai di erba cipollina tritata,
  • ½ cucchiaio di prezzemolo tritato
  1. Scaldare il forno a 200 °

  2. Mettere l’ olio in  una teglia e disporre i filetti di merluzzo in  in un unico strato. Condirli con sale e pepe nero appena macinato.
  3. Mescolare tutti gli altri ingredienti in una ciotola e condire i sei filettiCuocere in forno per 14-15 minuti. Servire immediatamente.

Flan superprofumato ai mandarini.Una goduria…….8I

Ingredienti:
300 gr. zucchero
1 tazza di acqua
4 uova
2 mandarini
spicchi di mandarino per decorare
1 manciata di mandorle
gocce di limone
Preparazione:

 

  1. in un pentolino di alluminio porre lo zucchero, l’ acqua e le gocce di limone e far caramellare a fuoco dolce. Quando il composto inizia a scurirsi togliere il pentolino dal fuoco e versare il caramello nello stampo da budino, facendolo roteare per ricoprirne bene le pareti. Conservare a parte. Tritare finemente le mandorle con un cucchiaio di zucchero.
  2. Montare in una ciotola le uova intere con lo zucchero; unirvi quindi le mandorle tritate e la buccia dei mandarini Amalgamare molto bene gli ingredienti, quindi unire Lavorare ancora brevemente, quindi versare il composto nella forma da budino contenente il caramello. Scaldare il forno a 180 °C.
  3. Porre lo stampo da budino in un altro recipiente contenente acqua. Coprire con un foglio di alluminio e passare in forno e cuocere per circa 45 minuti, quindi eliminare l’alluminio e continuare la cottura per altri 30 minuti circa. Passare la punta di un coltello lungo i bordi per staccare il flan, sformarlo, non appena sarà freddo, su un piatto da portata e posizionare tutt’intorno delle mezze fette di mandarino

 

e per concludere ci scateniamo…..

 

Sabrina #4 E così fu …..di cicoria di tulipani e del vento dentro

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Lettera dal Land

Baviera, ultimi giorni di Dicembre

Mia preziosa, preziosa Gipsy,

ho camminato tra rami e boschi gentili, ieri, case di legno grandi e profumose di vita alla cannella, balconi decorati e fiori, e un uomo che mi è passato davanti – o attraverso, non so ancora – col vento dentro. Cercavo tulipani che non ho trovato, in mezzo a questi giardini da favola antica, perché li avevo visti nella tua cucina e volevo portarmeli a casa. Aspetterò di trovarli nel campo di fiori liberi che c’è qui, dove per un solo pensiero scritto a qualcuno e lasciato in una cassetta blu, puoi portarti via petali e colori e fiori di ogni genere. Così, con una poesia che ti atterrisce, la Baviera ti regala sogni floreali e realtà da annusare quando vuoi.

Non ho trovato i tulipani, Gipsy, ma la storia sì. La tua. Ho spostato un ramo e una signora mi ha visto nel suo giardino, d’improvviso, a spiarle il tempo e lo spazio. Io ho gridato, lei no. Ha sorriso un poco e raccolto un cestino  pieno di cose che non conosco, dello stesso colore del suo scialle invernale. E poi per me la sorpresa.

Mi ha scoperta italiana al primo sguardo, un po’ strana al secondo, e al terzo ho scoperto io che sapeva parlare la nostra lingua. Non quella del nostro paese, ma proprio la nostra, quella delle emozioni, delle storie raccontate con espressioni e gesti puliti, delle azioni sceniche essenziali, evocatrici, reali e metaforiche, assurde nell’accezione che conosciamo, la lingua della parola espressa che rimanda a immagini e sensazioni, nel più puro donarsi ogni giorno ed essere strumento e veicolo di vite che da qualche parte, in qualche tempo, vivono davvero.

Mi ha donato la storia per te, quella che cercavo dietro il sole insperato di questo inverno, su un libro che non capivo, nei chilometri che ho fatto per vedermi un altro pezzo di mondo, e che invece ho trovato in lei, capelli argento in un giardino ad anfiteatro, gesti chiari e poche parole, quelle che servivano, e il resto solo fantasia. Che io chiamo creare, ma anche essere.

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La nobile storia della cicoria e del suo fiore

“Narra un’ antica leggenda bavarese che un giorno una bellissima principessa venne abbandonata dal suo amato principe, sedotto senza speranza da una ninfa. Incredula e disperata, la principessa corse e corse, inseguita dalle sue damigelle, fino a che non giunse in un palazzo dai colori magnifici ma sbiaditi. Senza pensarci la giovane sposa entrò e inginocchiatasi al centro della grande stanza ovale, pianse giorni di lacrime e dolore.

Le damigelle non sapevano che fare, lì intono a lei le facevano da scudo, come per proteggerla. Ma la principessa non riusciva a smettere di pensare al suo amato ormai perduto, non tratteneva il pianto e il suo corpo, piegato dai singhiozzi, era via via sempre più debole. La tristezza e la paura prese le damigelle, quando dopo tanto abbattersi, la principessa esclamò

– Voglio morire, anche se non lo vorrei, perché non posso vivere pensando di non poterlo più rivedere ovunque io vada.

Allora le damigelle esclamarono all’unisono

– Se è questo che vuoi, allora anche noi lo desideriamo. Vogliamo morire, anche se non lo vorremmo, ma la nostra morte non deve essere vana: morire, si, ma che sia lui a vederci ovunque, il principe infedele, su ogni strada che percorre. Questo vorremmo.

E qualcuno ascoltò le loro preghiere, e anche se nessuno potrebbe giurare che fosse la voce di Dio, ecco che una voce le raggiunse:

– Ho ascoltato il vostro dolore e i desideri, e vi porrò rimedio e fine. Non morirete, questo è certo. Diverrete dei fiori splendidi, tutte. Ma tu, dolce e disperata principessa , avrai il colore bianco del tuo vestito di sposa splendida e vivrai in tutte le strade in cui il principe camminerà, per vederlo in eterno senza essere vista.  Voi, damigelle fedeli, vi trasformerete in splendidi fiori azzurri e abiterete tutte le vie e i campi e i luoghi che il principe si troverà a percorrere, perché in ogni angolo lui vi scorga e vi veda per primo e dappertutto.

E così fu.”

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Per questo motivo, ancora oggi, il fiore della cicoria è chiamato qui Wegwarte, “guardiana delle strade”, e si schiude all’alba per poi richiudersi al tramonto, quando il principe, lontano dalle strade, è ormai tornato al suo castello.

La tua storia Gipsy, che ha il profumo delle tue cose buone, la poesia del nostro essere teatranti, e la voce e gli occhi e i gesti di una signora bavarese sconosciuta, con un cesto in mano, in un giardino ad anfiteatro, in un giorno qualunque. Ma forse mi sbaglio. Forse, quella signora, io l’ho conosciuta in un modo in cui è difficile conoscere qualcuno. Forse l’ho conosciuta davvero.

Ti arriverà, ne sono certa, il mio lungo abbraccio,

Sabrina

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#Sabrina 3 Ballando….

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Lettera dal Land

Baviera, seconda metà di Dicembre

Mia preziosa, preziosa Gipsy,

sto cercando la musica. Già la tua in realtà mi sembra perfetta, ma credo sia giusto portare anche un po’ della mia.

Hai ragione, balliamo, e non lo stiamo già facendo? Io ora sono a ballare sulla tua Dance with me –  Nouvelle Vague, nella mia cucina. Ho davanti i miei piatti della colazione, la tovaglia che ho sporcato un poco di caffè, la finestra aperta perché tutti nella via sentano la tua musica, e chi se ne importa se ai tedeschi non piace la confusione.

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Non sono sola, siamo in tanti qui. Ci sei tu, per prima, col tuo bucato in mano, e nella stanza, Gipsy, che profumo di cotone pulito emani! E poi c’è mia sorella, balla come una forsennata e segue perfino i passi, sbagliandoli giusto un po’.  Ci sono gli occhi verdi del tuo amore, il suo colore è arrivato nella  mia cucina così forte, così assolutamente irresistibile che ora ho la stanza color prato e speranza, color natura dolce e felice. Non ti preoccupare, prima di iniziare a ballare ho costruito un piccolo nido di cuscini dorati e foglie che avevo rubato all’autunno, ci ho sistemato Ariele, e mi sembra ci stia una delizia, a vederci ballare così si starà chiedendo se siamo matte o cosa, ma dobbiamo insegnarle e si impara prima, quando si è piccoli.

Ho scritto un biglietto di Natale a nessuno, non metterò il mittente e mi piace pensare che da qualche parte arriverà, una busta senza nome e con tanti francobolli blu e bianchi, e dentro un po’ di me. Intanto la festa qui va avanti, è bello passare il Natale con te, Gipsy, mi sembra di essere a casa. Quando arriverà il mio pasticcere artista (lo sai che è anche un artista che dipinge i miei sogni?) sorriderà un po’ nel vedermi ballare, qui con nessuno e con tutti voi, appena appena sorriderà, perché lui è l’uomo dei gesti lievi ma grandi, delle parole che gli escono a sussurri e son sempre poche, mica come me, che parlo anche con le mie tazze di cioccolato e con la bambola che mi sono portata da casa.

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Non si sente la stanchezza, vero? E dire che è strano, perché io di giorno non so vivere, solo la notte divento davvero me, però ti ho letta poco fa e non potevo perdermi questo momento. Il nostro appuntamento con la vita arriva quando vuole lui, che vuoi farci. Indosso il mio cappello nuovo, l’ultimo amore del momento, mi fa sentire in grado di arrivare dove voglio, perfino lì da te, nei tuoi vicoli che mi affascinano, tra le pagine del tuo mondo che dalla prima notte che ho visto non sono più riuscita a dimenticare. Come siamo brave, Gipsy, non trovi? Guarda Ariele e mia sorella, perfette e così innocenti che sarà una crudeltà insopportabile doverle un giorno lasciare andare a ballare da sole in una cucina lontana, tra il bucato e i vicoli di qualcun altro, e che ansia non sapere dove.. e guarda, guarda ancora, ma come si fa a vivere senza il verde di questi occhi? Ce l’avevo anche io un verde così, una volta, di un amore diverso però, e poi l’ ho perso  senza volerlo e non ho saputo più riprenderlo,  ritrovarlo in altri occhi mi addolora il passato e mi addolcisce il presente e allora grazie ancora una volta Gipsy, che mi presti la felicità. Quella di quando capisci che il passato doloroso serve al futuro che crediamo di non avere, e che abbiamo, invece, quando riusciamo a salutare un verde come quello e a tenerci la nostalgia come una cosa bella, quando riusciamo a ballare negli occhi di qualcun altro, silenzioso e lieve, che mai ballerebbe senza ritegno, ma dentro poi si scatena.

Gipsy, come facevi a sapere che in una mattina qualsiasi avremmo sconfitto la disperazione per il tempo di una musica pazzesca? Come facevi a sapere che ci staremmo stati comodi, nella mia cucina stretta, a ballare tutti insieme coi sorrisi degli angeli?

Inizio ad apparecchiare, mentre tu pensi al pranzo, la leggerezza dell’animo mette sempre fame, e io ho voglia di un piatto tuo, che sa di cuore, di musica e del teatro che amiamo, che sa di buono. Mi prepari un primo come si deve? E’ tanto che un’amica non cucina per me, sarà bello vedere come muovi le mani, come un regista, che alla fine crea la magia se ha gli ingredienti giusti.

Ho trovato la musica, Gipsy, quando la tua finirà ne avremo una nuova per continuare a resistere,  per non darla vinta mai a chi ci vuole ferme e digiune.

Dopo pranzo scendiamo al lago, chi se ne importa se oggi fa freddo, tanto a ballare non si ha freddo mai. La musica lì si sente anche se non hai un telefono o una radio, semplicemente lì c’è. Da sola. Non so come faccia, Gipsy, davvero. Forse sei tu, la musica del mio lago.

E’ pronto, Gipsy? Sì. Direi proprio che siamo pronti tutti, in questa cucina che per soffitto ha il tuo cielo e nelle pareti il bianco dei tuoi vicoli e sotto il tavolo, pronti a uscire, i ricordi della bambina che sei stata.

Buon appetito, e non smettiamo di tenere il tempo, mentre mangiamo nel tuo piatto dei sogni che si avverano, almeno una volta, che si avverino davvero.

Grazie Gipsy, perché ora sono un po’  stanca, molto felice e un tantino meno ferita.

Sabrina