Lettera dal Land
Baviera, primo vero giorno di Primavera
Gipsy del cuore,
finalmente è arrivata, oggi, sorridente come un bimbo col primo cono gelato della stagione in mano, la Primavera bavarese. Ci ha colti tutti di sorpresa, a dir la verità, ché ci aspettavamo cieli grigi e venti del Nord suggeriti dai nostri super (inutili) moderni telefoni, e invece eccola, vestita di azzurro, elegantissima come sempre. A dir la verità non so bene quanto resterà, in Baviera le stagioni ti vengono a trovare per pochi giorni, poi scappano chissà dove e tornano quando tu non sei pronta ad accoglierle e sulla tua tavola non hai niente di preparato e sfizioso da offrire. Credo che lo facciano per vedere quanto tu sia ospitale e creativa, generosa e ottimista, e spesso mi viene da pensare a te, che qui dalle mie parti saresti la padrona di casa preferita di ogni Primavera e di ogni Signora Estate, con la tua cucina profumata e sempre pronta, col tuo cielo nelle stanze di casa e l’odore del teatro dietro la porta.
Gipsy, capisci che non potevo scegliere giorno migliore per scriverti. Il primo vero giorno di Frau Primavera (come si indicano le signore qui in Baviera). In queste settimane di minestre calde e serate gelide ho pensato a tante cose, e sognato molto. Moltissimo. Ho scritto di un viaggio che voglio fare presto, in un posto che ho già visto ma che mi chiama da un po’, e tu sai quanto sia difficile dire no alle cose che ami. So già che verrai con me, a prescindere dalla noiosa distanza fisica che ci separa e che ormai si è fatta dettaglio inutile, che noi abbiamo imparato a deridere in un modo che ancora oggi mi stupisce e mi diverte tantissimo. Ho già deciso che la prima foto che scatterò sarà per te, un pezzo di cielo assolato in una terra un po’ lontana, ma neanche troppo, che parla una lingua difficile e sconosciuta, in una città dai mille ponti, tutti eleganti e maestosi, eppure anche semplici, se capisci che intendo. Non sarà bello essere lì insieme?
Nel frattempo continuo a scrivere – non so ancora quando partirò, ché io le cose non so programmarle ma anzi sono loro che di colpo mi prendono per mano e mi portano via, sequestrandomi per giorni in una magia che poi quasi sempre fatico a dimenticare – continuo a scrivere, sì, dividendomi tra il lavoro e le lettere agli amici, che io ancora scrivo a mano, come facevo da bambina. Quanto ho amato scrivere lettere a mano, Gipsy! Le imperfezioni, le parole sempre un po’ storte, le virgole e i punti accennati ma vivi, la data in alto a immortalare un momento che non tornerà più, e che ti mancherà, un giorno, e poi righe fitte di emozioni e domande scritte che si portano già dentro la speranza di una risposta, e alla fine i baci e gli abbracci fatti di lettere ma anche di gesti invisibili, racchiusi in poche parole, fino alla firma, quel tuo nome a chiudere un cerchio, come il buio alla fine di uno spettacolo, il tuo nome scritto come un inchino. Gipsy, se rinasco voglio fare lo scrivano!!
Sono stata a Roma, solo pochi giorni di casa, e per la strada ho sentito una voce portata dal vento gentile di una stagione già bella, un uomo che parlava con tutta la calma del mondo, e in quel luogo così poco tranquillo come è la mia città, mi è sembrato quasi un miracolo di Dio, la voce di uno che si è rubato il tempo degli uomini e se ne va in giro a restituirlo a caso, a chi ha la fortuna e la pazienza di ascoltarlo. Anche lì ho pensato a te, ripromettendomi di raccontartelo, ché tu puoi capire bene come ci si sente quando una voce, nel rumore della vita, ti blocca il passo e ti colpisce come il primo schiaffo che ti ha dato tua madre, che poi alla fine e per sempre non dimentichi più. Ecco, non riesco a dimenticare quella voce e quel modo così lieve di essere, eppure così forte. Allora ho capito che devo scriverci su, crearci dietro un mondo di idee strambe e improbabili così tanto care alle persone strambe e improbabili che forse noi siamo.. E chissà se ho sbagliato ad aggiungere forse!!
Roma è sempre più bella e sempre più disperata, e mi sono chiesta se anche questo suo essere così drammatica la renda la meraviglia che è. In ogni caso è sempre casa mia. E mi ha colpito capire, forse davvero per la prima volta, quanto diversa sia da questo Land. A Roma la Primavera arriva per restare, così come le altre sue compagne, non fa troppi scherzi e non ha fretta di andare, non ti sorprende più di tanto ma anzi bussa alla porta prima di entrare e poi si accomoda, aspettando che tu le renda gli omaggi che merita. Ma se non lo fai non si offende, sta seduta lì e va via solo quando proprio deve. Non è capricciosa né troppo viziata, e tu sai sempre cosa fare. Qui no, qui è più difficile. Eppure..
Gipsy, che si dice nella tua Isola? Mi piacerebbe leggere che c’è un tempo buono, e che buoni sono i sogni sotto quel pezzo di cielo, e gentili, che Frau Primavera non fa i capricci ma anzi che ogni giorno si accomoda alla tua tavola a mangiare quel che c’è, con grazia e sorrisi. Mi piacerebbe leggere che Speranza e Futuro sono le protagoniste di quello spettacolo che è la tua Isola, che contrariamente a quanto si pensa, è un’Isola che c’è. Eccome!
e lo dai un consiglio prima che io ti lasci? Me lo dici quale pasto ama la Primavera, e cosa posso mettere sulla tavola per sedurla e convincerla a restare? Sai che per me solo tu puoi farlo.
Come sempre ti lascio, come sempre per poco,
Sabrina