Di isole lontane ,di alici fritte ,di scialuppe e di pagliuzze d’oro .

A Maria Rosa che ama il mare d’inverno e canta alla luna

Ti Scrivo dalla mia isola lontana dopo tanto ,tanto tempo. Voglio raccontarti dei tramonti infuocati, della felicità e della solitudine. Di giorni mai uguali, di passeggiate senza mappa ,dei miei vicoli bianchi ,di come è ancora vivo lo stupore e l’incanto in tutta questa bellezza.  No, non farò ritorno ,da dove sono non si torna più, ma i  messaggi nelle bottiglie ,quelli li mando ancora…..tu ne  hai trovato uno .Ho ricominciato da un naufragio ,ho nuotato tanto ,col mare in tempesta nel buio delle notti tristi , alla fine sono approdata sull’isola ,il mio lieto fine. Vivo in una casetta bianca con le porte e le finestre azzurre, cucino alici ,ho imparato a pescare,   parlo poco ,guardo le stelle ,cammino sempre scalza ,esprimo desideri ,penso molto ,amo…infinitamente. I miei figli sono con me, le mie pagliuzze d’oro nel nero della notte.

Gipsysoul     

ALICI FRITTE

Ingredienti

Un’isola lontana ,

un cielo azzurro ,

vicoli bianchi,

panni stesi al sole,

gatti, tanti gatti,

olio EVO

farina

Alici appena pescate

Scialuppa di salvataggio

Almeno di domenica ….(ovvero mission impossibili,ma anche no)

Sono immersa nella farina già dalle sei,che poi sono le cinque perchè stanotte è scattata l’ora legale .Ho infornato i cornetti che lievitano dalla notte dei tempi.Il risultato non è stato magnifico,sono cresciuti poco,non sono croccanti, mollicci e proprio brutti.Butto tutto nella spazzatura,mi faccio un altro caffè.Sto per cedere al cattivo umore,ma il caffè caldo e dolcissimo mi ammorbidisce ,e poi la cucina sa di zucchero e dolci appena sfornati(i cornetti brutti) e poi io la domenica io sogno e divento leggera (e per me vi garantisco è un gesto di estremo coraggio) E allora mi apparecchio la tavola come se aspettassi ospiti,  metto la giacca di lana sopra il pigiama ,esco con le pantofole  e vado a comprare i cornetti alla pasticceria vicino casa mia e comincio a progettare mission impossibili come appunto faccio ogni domenica ,ma siccome non si può fare con il pigiama di flanella con gli orsetti ,cerco tra i costumi di scena una gonna di tulle che manco a dirlo mi va strettissima ,e faccio colazione come la farebbe Sara Jessica Parker.

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E non è finita qui perchè dovrò raccogliere tutte le mie energie per non leggere poesie,per non pensare al prossimo spettacolo,per non guardare gli ultimi video di Marina Abramovic,riflettere sui film di Andrei Tarkovsky e rompere le palle ai miei amici con gli ultimi articoli di Umberto Galimberti,un gesto coraggioso appunto,mandare tutto a cagare.E allora mentre ancora tutti dormono,cerco e trovo una vecchia computisteria dove io e Michele anni fa avevamo progettato il nostro viaggio in California

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(Manco a dirlo che poi non ci siamo mai andati),perchè poi si è comprato il cavallo e poi i miei figli erano piccoli,e poi sono sempre senza un euro,e poi gli spettacoli,e poi….

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Eppure l’avevamo progettato nei dettagli il coast to coast ,da New York a Losangeles,i motel,le macchine in affitto,la visita ai miei parenti americani, strepitoso!!!E poi Santa Monica e Malibu e San Diego!!!Quasi mi va di traverso il cornetto rileggendo tutti gli appunti e e l’itinerario,i motel,addirittura i prezzi!!!

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No,devo fare qualcosa ,lo chiamo al telefono.Squilla,ma quanto ci mette a rispondere,tre ore?Finalmente..ciao Mi buongiorno,ti ricordi il nostro viaggio in California?Ho trovato tutto, dobbiamo solo ricalcolare i costi,dai non sarebbe bellissimo,si può fare, dobbiamo solo risparmiare un pochino,oramai Onda hai finito di pagarla e poi Giu e Costa sono grandi .Silenzio.Mi rispondi? dici qualcosa.!!!!…finalmente risponde a monosillabi e con un voce che non capisco niente..Nu!!!!!! Si pazza?sono le sei  ed è pure domenica .Va ti curca ,a dopo.. e chiude.

Bene,vado a impastare gnocchi,ma con la gonna di tulle,e ballo …ballo…ballo

Di magie,d’amore e di tanto blu intorno

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Lettera dal Land

Baviera, è già Ottobre ed è finita l’Estate

 Mia Gipsy,

sono stata lontana, lo so.

Ma sapessi le cose che ho visto, i luoghi che ho visitato e quella strana estate che è trascorsa tra aerei, sole, il mio lago che sembrava dorato, e poi casa. Casa. Con la mia gente, la mia lingua, le stradine che conosco a memoria, il mio bar preferito, il Signore dei fiori, proprio all’angolo della mia via. Quel profumo, inconfondibile, delle cose quando sono tue.

Ho visto un aereo gigante che avrei voluto fosse il mio, e invece.. ho visto il cielo di un tramonto bavarese e dopo un’ora la fine del giorno nel mio cielo romano, è strano, sembrava diverso, il secondo un po’ più grande, che forse mi aspettava.

Ho visto un bambino addormentarsi accanto a me, stringermi il braccio come se mi conoscesse, e invece.. ho mangiato un dolce mai visto prima che sapeva di cannella e di una cosa che ancora oggi resta un mistero, ma che buono era.

Ho visto la mia città riposare accaldata e d’improvviso svegliarsi per abbracciare la pioggia, stranamente lieve, e ho pensato è finita l’estate, e invece..

 

E poi, Gipsy, ho volato ancora e ho visto un’isola e il suo mare. Quanto mi era mancato, quel rumore e quel blu, nemmeno lo sapevo che una cosa poteva mancarti così tanto proprio quando te la ritrovi davanti. Scoperte che ti lasciano lì a pensare, e ti regalano qualcosa che potrai scrivere a un’amica, un giorno, una col cuore matto e le mani d’oro che lo capirà. Una come te, Gipsy.

Ti scrivo accanto al mio caffè tedesco, un freddo che non avrei voluto e la scatolina vuota di un dolcetto finito, in un Lunedì di nuovi inizi e vecchie sensazioni. Lo faccio oggi perché mi porti fortuna, e nelle grandi occasioni ho sempre bisogno della magia così normale che si respira a star con te.

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E tu, che hai fatto tu in questo tempo? Cosa hai visto tu?

Guardo le tue foto, talvolta, che sembrano venire da un altro pianeta, quei colori che non si possono descrivere e l’aria che si sente attraverso, come può una foto profumare di un’emozione, essere appesa lì nel nulla virtuale dove l’hai collocata eppure librarsi alta e libera come un’idea illuminata o un sogno in carne e ossa.. ma come fai Gipsy? Dovrai, un giorno, insegnarmi la magia delle tue magie. E spiegarmi come fai ad avere sempre tutto quel blu intorno. Splendido.

 

Sono molto indaffarata in questi giorni, schizzo tra un posto e l’altro e il tempo mi scappa via, che a inseguirlo mi viene da ridere e mi fanno male i piedi nelle scarpe nuove – come le amo quelle scarpe nuove, mi assomigliano ma sono più belle! – e tanto lo so che non lo riprendo, che sarò in ritardo per tutta la vita, e a niente valgono le scuse ignobili e divertenti che mi ripeto mentre desisto e smetto di correre, gli alibi scemi di una che cammina e parla da sola, quasi sempre a bassa voce, col sorriso che si vede troppo e i capelli spettinati che vanno dove vogliono, ma mai dove vuoi tu (ci hai mai fatto caso?).

Però, ecco, gli impegni mi piacciono, mi fanno sentire che sono presente a me stessa, e i miei obiettivi strampalati hanno sempre colori vivaci e un sacco di luce, e mentre ti scrivo sembrano d’improvviso già tutti qui, a portata di mano, a portata delle nostre mani. Non ti sembra perfetta, la perfezione di un’idea che si fa progetto e poi realtà vissuta?

 

Sai, Gipsy, certi giorni mi sembra di essere rimasta davanti a quel mare, come se un pezzo di me non fosse ripartito più. Mi sembra, certe sere, di sentire la stessa rilassante sicurezza di un’onda che si posa, finalmente arrivata, con un rumore piccolo ma sempre uguale, sicuro, una roba che riconosci subito, e sulla quale sai di poter contare. Qualsiasi cosa accada, quel rumore arriverà, e così arriva, certe sere, ed è una sensazione bella ma anche così vera, se posso usare un termine sbagliato. Vera.

E sono giorni che penso a quel mare, e a tutti i mari, veri e immaginari, e mi chiedo solo una cosa, la stessa che un giorno ho letto in un libro e che non mi ha mai più lasciato. Non è un dubbio, ma una domanda lasciata lì, che vale sempre e non scade e di cui io non ho la risposta. Ma tu si, tu ce l’hai.

E mi piace credere che quel tuo non finisce mai sia l’unica, reale verità, la risposta giusta che io non avrei mai saputo pronunciare, e che non pronuncio, infatti, ma ascolto.

Detta da te, Gipsy, sembra un po’ più vera.

 

Ti lascio, ma stavolta per poco,

 

Sabrina

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Di calamari ripieni e di spiagge d’autunno

La ricetta dei calamari ripieni col sughetto da mangiare sulla spiaggia dell’isola.

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La ricetta dei calamari ripieni col sughetto

una decina di  calamari(freschi eh?)

4 uova

150 g di grana grattugiato

aglio e prezzemolo

olio evo

300 g di pomodori pelati

un po’ di passata di pomodoro

sale e pepe

mollica di pane

PROCEDIMENTO:

Teniamo  da parte 6 calamari e gli altri  li tagliuzziamo e li passiamo in padella con olio e aglio.

Sbattiamo le uova aggiungiamo  la mollica di pane ,  il grana, il sale, pepe, aglio e prezzemolo ,impastiamo  fino ad ottenere un composto morbido , poi aggiungiamo i calamari fritti

Riempiamo i calamari

Nel frattempo prepariamo un sughetto veloce e leggero con un piccolo soffritto di aglio mentre i calamari vanno passati in padella con un po’ di olio e rosolati.

Mettere alla fine i calamari rosolati nel sughetto e cuocerli per una mezz’oretta.

Preparare un cesto,di quelli belli come li usavano le nostre mamme,una bella tovaglia,una coperta di lana,un buon vino bianco,qualche fetta di formaggio,frutta e cioccolato,i fiori sarebbe proprio bello ,pensare solo al mare,al cielo e a questo meraviglioso cielo d’autunno.

Si può fare!!

Love Gipsy

 

 

 

Una poesia perchè pare brutto chiamarla crostata

È urgente l’amore.
È urgente una barca in mare.
È urgente distruggere certe parole,
odio, solitudine e crudeltà,
alcuni lamenti,
molte spade.
È urgente inventare allegria,
moltiplicare i baci, i raccolti,
è urgente scoprire rose e fiumi
e mattine limpide.
Cade il silenzio sulle spalle e la luce
impura, fino a dolere.
È urgente l’amore, è urgente
Restare.

EUGENIO DE ANDRADE

 

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foto e ricetta sul sito

http://www.sprinklebakes.com/2013/06/roses-and-gold-rose-water-tart.html

 

Ora poi,da quando sono qui…..

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da “Il Gabbiano”

Anton Čechov

Perché hai detto di aver baciato la terra su cui ero passata?

Bisogna uccidermi invece.

Sono così estenuata! Poter riposare…riposare!

Io sono un gabbiano…

Che centra. Sono un’attrice. Ma certo…

C’è anche lui… Ma certo… Non fà niente…

Si… Lui non credeva nel teatro, rideva sempre delle mie fantasie e, a poco a poco anch’io smisi di credervi e mi perdetti d’animo…

E poi, le sollecitudini dell’amore, la gelosia, la continua paura per il piccolo… Divenni meschina, mediocre, recitavo sconnessamente… Non sapevo cosa fare delle mani, non sapevo stare sul palcoscenico, non dominavo la voce. Non puoi capire la condizione di chi sente di recitare in maniera orribile.

Io sono un gabbiano.

Che centra.

Ricordi? Uccidesti un gabbiano. Giunse un uomo per caso, lo vide e per passare il tempo, lo rovinò… Un soggetto per un breve racconto.

Che centra….

Di che stavo parlando? Ah della scena.

Adesso sono diversa… Oramai sono una vera attrice, recito con piacere, con entusiasmo, mi inebrio sul palcoscenico e mi sento bellissima. Ora poi, da quando sono qui, cammino a lungo, cammino e penso, penso e sento crescere di giorno in giorno le mie forze spirituali…

Adesso io so, io capisco Kostja, che nel nostro lavoro – poco importa se recitiamo o scriviamo – l’essenziale non e’ la gloria, non e’ il lustro, non è ciò’ che sognavo, ma la capacita’ di soffrire. Sappi portar la tua croce e abbi fede.

Io ho fede, e questo mi allevia il dolore, e, quando penso alla mia vocazione, non ho paura della vita.

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oggi,un anno del mio Blog ❤

To take care #1 breakfasts of love…

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To take care …sembra quasi una carezza,prendersi cura,è quello che voglio fare ,per il resto di questa primavera capricciosa e per l’estate così vicina,praticare gentilezza,non andare di fretta,lavorare in giardino, guardare crescere i fiori,progettare un nuovo spettacolo.Quindi colazioni belle e buone,energetiche e rilassanti,preparate con cura e con amore , la tavola apparecchiata  in giardino con le tovaglie buone che ho usato così poco ,piatti e tazzine colorati possibilmente non spizzicati (a casa di Gipsy sarebbe un miracolo),fiori dappertutto,marmellate fatte in casa,pane caldo,yogurt e frutta freschissima ,torte al cioccolato da leccarsi i baffi e tante altre cose belle e buone ,per i miei figli e gli ospiti( per i miei figli ci spero poco si alzeranno giusto per l’ora di pranzo) Mi divertirò a preparare dolci di altri paesi e tutti gli incontri avranno come ispirazioni una città del mondo.Una volta la settimana ,il sabato mattina ci saranno i “breakfast club “social colazioni con amici e non ,per condividere,conoscersi o rafforzare vecchie amicizie .Bene,è solo l’inizio!!!!!

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Of Course!!!!!!

Baci Gipsy

Una domenica qualunque

 

Svegliarsi presto senza farsi immalinconire dalla pioggia, decidere di preparare una colazione fantastica  ,ma prima uscire senza lavarsi,senza pettinarsi ,dopo un caffè in solitudine con pensieri belli,lasciarsi sorprendere dalle roselline rosa arrampicate al muretto ,raccoglierle, tanto la signora non mi vede,dorme ancora ,e già che ci sono le rubo pure una piantina di basilico ,salutare micio innamorato di me che sembra riconoscermi pure da lontano, che veramente è micia perché aspetta i piccolini,ripensare a ieri sera che proprio non volevo uscire e invece ho fatto bene,perché anche una notte di maggio piovosa può essere magica Penso che proprio non ci  riesco a stare ferma,con il corpo con la testa e con il cuore .E vado ,per perdermi e ritrovarmi,per attraversare mari in tempesta e aspettare albe col cielo blu,per condividere  bellezza ,per incontrare,per ritrovare il senso ,vado per cercare e trovare amore ,passione,bellezza ,per cercare qualcosa che sappia emozionarmi ,farmi tremare ,che mi faccia cambiare sguardo ,idee e direzioni ,che mi faccia ballare.

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E’ ora di tornare,micio mi segue,prendo una ciotolina e gli verso il latte,mi gira intorno riconoscente,mi vuole bene,mi riconosce ,sa chi sono,ecco questo e solo questo mi ferma,preparo la colazione per i miei figli ,mia ancora,mia vita,mio biglietto di ritorno , mio viaggio infinito.

Alessandra #1 Qui,nell’East Coast…..

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Sono le 4:30 di mattina qui nella East Coast. È stranamente caldo stanotte e non riesco a dormire. Ho dato un’occhiata rapida alle email e quando ho visto che, tra spam e pubblicità, c’era anche la lettera di Sabrina, non ho potuto rimandare a domani. Come sempre le sue parole sono belle, scelte con cura, proprio quelle che dovevano essere. È sempre bello leggerti Sabrina, amica mia. L’ho proprio vista quella Frau Primavera. Avrei voluto raccontare anch’io a Gipsy la Primavera qui dalle mie parti. Avrei voluto portarla fuori a mangiare cupcakes e a sentire l’aria di un tempo passato, ma non troppo, che si respira qui, avrei invitato anche te, Sabrina. Era nei miei piani, ma mi sono lasciata ingannare dalla Primavera, come al solito. Pensavo che sarebbe restata un po’ di più, e invece ha fatto solo un salto, ha fatto il suo ingresso con il vestito più bello, ha fatto girare la testa un po’ a tutti e poi è scappata via, affacciandosi qua e là ogni tanto. Magari ci vediamo in Estate, che non ho mai desiderato cosí tanto. Grazie Sabrina. Un abbraccio a entrambe

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Sabrina #6 Ho scritto di un viaggio…..

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Lettera dal Land

Baviera, primo vero giorno di Primavera

Gipsy del cuore,

finalmente è arrivata, oggi, sorridente come un bimbo col primo cono gelato della stagione in mano, la Primavera bavarese. Ci ha colti tutti di sorpresa, a dir la verità, ché ci aspettavamo cieli grigi e venti del Nord suggeriti dai nostri super (inutili) moderni telefoni, e invece eccola, vestita di azzurro, elegantissima come sempre. A dir la verità non so bene quanto resterà, in Baviera le stagioni ti vengono a trovare per pochi giorni, poi scappano chissà dove e tornano quando tu non sei pronta ad accoglierle e sulla tua tavola non hai niente di preparato  e sfizioso da offrire. Credo che lo facciano per vedere quanto tu sia ospitale e creativa, generosa e ottimista, e spesso mi viene da pensare a te, che qui dalle mie parti saresti la padrona di casa preferita di ogni Primavera e di ogni Signora Estate, con la tua cucina profumata e sempre pronta, col tuo cielo nelle stanze di casa e l’odore del teatro dietro la porta.

Gipsy, capisci che non potevo scegliere giorno migliore per scriverti. Il primo vero giorno di Frau Primavera (come si indicano le signore qui in Baviera).  In queste settimane di minestre calde e serate gelide ho pensato a tante cose, e sognato molto. Moltissimo. Ho scritto di un viaggio che voglio fare presto, in un posto che ho già visto ma che mi chiama da un po’,  e tu sai quanto sia difficile dire no alle cose che ami. So già che verrai con me, a prescindere dalla noiosa distanza fisica che ci separa e che ormai si è fatta dettaglio inutile, che noi abbiamo imparato a deridere in un modo che ancora oggi mi stupisce  e mi diverte tantissimo. Ho già deciso che la prima foto che scatterò sarà per te, un pezzo di cielo assolato in una terra un po’ lontana, ma neanche troppo, che parla una lingua difficile e sconosciuta, in una città dai mille ponti, tutti eleganti e maestosi, eppure anche semplici, se capisci che intendo. Non sarà bello essere lì insieme?

Nel frattempo continuo a scrivere – non so ancora quando partirò, ché io le cose non so programmarle ma anzi sono loro che di colpo mi prendono per mano e mi portano via, sequestrandomi per giorni in una magia che poi quasi sempre fatico a dimenticare – continuo a scrivere, sì, dividendomi tra il lavoro e le lettere agli amici, che io ancora scrivo a mano, come facevo da bambina. Quanto ho amato scrivere lettere a mano, Gipsy!  Le imperfezioni, le parole sempre un po’ storte, le virgole e i punti accennati ma vivi, la data in alto a immortalare un momento che non tornerà più, e che ti mancherà, un giorno, e poi righe fitte di emozioni e domande scritte che si portano già dentro la speranza di una risposta, e alla fine i baci e gli abbracci fatti di lettere ma anche di gesti invisibili, racchiusi in poche parole, fino alla firma, quel tuo nome a chiudere un cerchio, come il buio alla fine di uno spettacolo, il tuo nome scritto come un inchino. Gipsy, se rinasco voglio fare lo scrivano!!

Sono stata a Roma, solo pochi giorni di casa, e per la strada ho sentito una voce portata dal vento gentile di una stagione già bella, un uomo che parlava con tutta la calma del mondo, e in quel luogo così poco tranquillo come è la mia città, mi è sembrato quasi un miracolo di Dio, la voce di uno che si è rubato il tempo degli uomini e se ne va in giro a restituirlo a caso, a chi ha la fortuna e la pazienza di ascoltarlo. Anche lì ho pensato a te, ripromettendomi di raccontartelo, ché tu puoi capire bene come ci si sente quando una voce, nel rumore della vita, ti blocca il passo e ti colpisce come il primo schiaffo che ti ha dato tua madre, che poi alla fine e per sempre non dimentichi più. Ecco, non riesco a dimenticare quella voce e quel modo così lieve di essere, eppure così forte. Allora ho capito che devo scriverci su, crearci dietro un mondo di idee strambe e improbabili così tanto care alle persone strambe e improbabili che forse noi siamo.. E chissà se ho sbagliato ad aggiungere forse!!

Roma è sempre più  bella e sempre più disperata, e mi sono chiesta se anche questo suo essere così drammatica la renda la meraviglia che è. In ogni caso è sempre casa mia.  E mi ha colpito capire, forse davvero per la prima volta, quanto diversa sia da questo Land. A Roma la Primavera arriva per restare, così come le altre sue compagne, non fa troppi scherzi e non ha fretta di andare, non ti sorprende più di tanto ma anzi bussa alla porta prima di entrare e poi si accomoda, aspettando che tu le renda gli omaggi che merita. Ma se non lo fai non si offende, sta seduta lì e va via solo quando proprio deve. Non è capricciosa né troppo viziata, e tu sai sempre cosa fare. Qui no, qui è più difficile. Eppure..

 

Gipsy, che si dice nella tua Isola? Mi piacerebbe leggere che c’è un tempo buono, e che buoni sono i sogni sotto quel pezzo di cielo, e gentili, che Frau Primavera non fa i capricci ma anzi che ogni giorno si accomoda alla tua tavola a mangiare quel che c’è, con grazia e sorrisi.  Mi piacerebbe leggere che Speranza e Futuro sono le protagoniste di quello spettacolo che è la tua Isola, che contrariamente a quanto si pensa, è un’Isola che c’è. Eccome!

e lo dai un consiglio prima che io ti lasci? Me lo dici quale pasto ama la Primavera, e cosa posso mettere sulla tavola per sedurla e convincerla a restare? Sai che per me solo tu puoi farlo.

Come sempre ti lascio, come sempre per poco,

Sabrina

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