Un sabato qualunque di settembre,è presto,fa ancora tanto caldo.Non apro neanche la persiana mentre preparo il caffè.Un raggio di sole riesce a penetrare ,tutto diventa verde ,un tuffo al cuore,un ricordo lontanissimo,un balcone ,tanto sole,muri bianchi,un odore forte di fichi secchi e una tenda,quelle di plastica, verde,era verde.Una cucina bianca,di quelle antiche con le mattonelle azzurre e la cucina a legna,una bambina mangia una focaccia con i pomodorini,quella tipica che portava Colino la mattina presto,si Colino,lo scemo del paese,Noci,con i muretti a pietra,la grande piazza ,la pasticceria Da Paolino,il paese del mio papà.
Le coperte erano già stese dai balconi,San Rocco sarebbe passato da li a poco e noi bambini avevamo un cesto di petali di fiori da buttare al Santo durante il passaggio.Era la festa grande del paese e noi eravamo arrivati la sera prima dalla Calabria e tutti i fratelli e le sorelle di papà sarebbero venuti a pranzo dalla nonna.
Il tavolo della cucina , grande,col ripiano di marmo ,era pieno di orecchiette,erano tante,tantissime,tutti intorno provavamo a contarle ma perdevamo il conto Il Santo,il Santo eccolo,eccolo,i fiori i fiori,buttate i fiori,San Nicola facci la grazia,che bella la musica della banda .Ma…Colino ha portato il Cacioricotta?..Eh già perchè senza il Cacioricotta le ricchitedd non si potevano mangiare!!!
Bussano alla porta,è mia sorella ,le dico,le orecchiette,la tenda,la nonna,i cugini,Paolino ,i muri bianchi ,la tenda verde,ma come non te la ricordi,no era blu di metallo e poi non ti puoi ricordare,eri troppo piccola,io non ero ancora nata,ma come ,giocavamo alle signore ,contavamo le orecchiette,San Rocco…Ma allora…non sono miei questi ricordi ..sono ricordi di altre persone…cosa sono allora..Sono .i desideri che non si sono appagati,la felicità che ci siamo immaginati,sogni che abbiamo creduto veri.le strade non prese,la vita che poteva essere e non è stata…
Mary,facciamo che ..oggi prepariamo le recchitedd ,dai ,giochiamo alle signore!!!!E poi,la tenda era verde,io. l’ho vista!
JORGE LUIS BORGES
ELEGIA DEL RICORDO IMPOSSIBILE
Che cosa non darei per la memoria
di una strada sterrata fra muri bassi
e di un alto cavaliere che riempie l’alba
(lungo e sdrucito il poncho)
in uno dei giorni della pianura,
un giorno senza data.
Che cosa non darei per la memoria
di mia madre che contempla il mattino
nella tenuta di Santa Irene,
ignara che il suo nome sarebbe stato Borges.
Che cosa non darei per la memoria
d’essermi battuto a Cepeda
e di aver visto Estanislao del Campo
salutare la prima pallottola
con l’esultanza del coraggio.
Che cosa non darei per la memoria
di un portone di villa segreta
che mio padre spingeva ogni sera
prima di perdersi nel sonno
e spinse per l’ultima volta
il 14 febbraio del ’38.
Che cosa non darei per la memoria
delle barche di Hengist,
mentre perdono il mare dalle sabbie danesi
per debellare un’isola
che ancora non era l’Inghilterra.
Che cosa non darei per la memoria
(l’ho avuta e l’ho perduta)
di una tela d’oro di Turner,
vasta come la musica.
Che cosa non darei per la memoria
di aver udito Socrate
quando la sera della cicuta
serenamente analizzò il problema
dell’immortalità,
alternando i miti e le ragioni
mentre la morte azzurra lo invadeva
dai piedi fatti gelidi.
Che cosa non darei per la memoria
di te che avessi detto che mi amavi
e di non aver dormito fino all’alba,
straziato e felice.
LA RICETTA